Chi è fuori dal Parlamento? Vip, Sgarbi, Di Maio, esclusi, elenco

E’ una lista lunga e ricca di nomi eccellenti quella dei trombati. Era questa la locuzione con la quale negli anni passati venivano etichettati coloro che non riuscivano a centrare l’elezione nel seggio designato. Anche dalle urne di domenica 25 settembre sono emerse diverse esclusioni eccellenti che sono diventate ben presto oggetti di meme e sfottò.

Il Ministro saluta la Camera

La più clamorosa ed anche la più nota, scorgendo i social, è quella del ministro uscente Luigi Di Maio. Il 37enne esce dal Parlamento dove era entrato nel 2013, nell’anno della prima grande affermazione del Movimento 5 Stelle. Di Maio paga la scissione e la scelta di lasciare i pentastellati coi quali non si sarebbe potuto ricandidare per il vincolo del secondo mandato.

Il politico di Pomigliano d’Arco ha così fondato un suo partito Impegno Civico che si è alleato nella coalizione di centrosinistra col Pd. Proprio il Partito democratico gli aveva dato una doppia possibilità di ingresso in Parlamento: oltre ad essere capolista al proporzionale nel suo gruppo, Impegno Civico, Di Maio era anche candidato della coalizione in un collegio ritenuto certo.

Era infatti candidato all’uninominale a Napoli-Fuorigrotta: gli sarebbe bastato prendere una preferenza in più rispetto all’avversario più votato, ma così non è stato. Per uno scherzo del destino a soffiargli il posto è stato Sergio Costa, l’uomo che lui aveva indicato come Ministro dell’Ambiente del governo a trazione 5 Stelle e che è rimasto nel Movimento. Impegno Civico non è andato peraltro nemmeno vicino alla soglia dello sbarramento per ottenere il seggio, toccando un misero 0,56%.

Gli altri esclusi

Non è l’unico ex ministro a rischiare di restare a casa. Al momento Mara Carfagna, uscita da Forza Italia per aderire al Terzo Polo, può essere salvata soltanto da un ripescaggio in un altro collegio. Di Maio ha trascinato, inoltre, nel disastro della sua lista anche altri due ex ministri pentastellati che lo hanno seguito: il conterraneo Vincenzo Spadafora e la siciliana Lucia Azzolina. L’unico candidato di Impegno Civico che siederà in Parlamento è Bruno Tabacci, alla sua settima legislatura.

Esclusione eccellente è quella di Emma Bonino: +Europa non è riuscita a raggiungere il 3% e lei nell’uninominale ha pagato il duello con Carlo Calenda. Quest’ultimo si salverà grazie al proporzionale, mentre l’ex leader dei Radicali dovrà lasciare il Parlamento.

Mai in partita per un seggio anche altri candidati eccellenti che si sono presentati coi propri movimenti distanti dalle coalizioni. L’obiettivo della soglia di sbarramento del 3% è stato clamorosamente fallito da Italexit del giornalista Gianluigi Paragone, eletto cinque anni col Movimento 5 Stelle. Ancora più lontano dal bersaglio è andato l’ex sindaco di Napoli Luigi De Magistris  che con Unione Popolare ha raggiunto l’1,8%.

I beffati eccellenti non mancano, però, nemmeno nella coalizione uscita vincente dalle urne. Vittorio Sgarbi perde la sfida all’Uninominale a Bologna con Pier Ferdinando Casini, candidato del Pd. Il critico d’arte più famoso d’Italia non potrà contare sul proporzionale perchè il suo partito, Noi Moderati è sotto l’1%, benchè sia nella coalizione di centrodestra.

Sempre tra i vincitori si segnalano le sconfitte personali dell’ex ministro dell’Economia Giulio Tremonti e del senatore della Lega Simone Pillon.